Nessun Legame Con La Polvere
Recordings
Liner Notes
This release borrows its title ‘Nessun Legame con la Polvere’ (No Attachment To Dust) from a Zen story as well as from a small wooden box, namely one of ten sculptures of my project ‘I Fiori Non Vedono Mai I Propri Semi’ (Flowers Don't Ever See Their Own Seeds). This artwork was exhibited in 2020 at Pollinaria’s forest, Italy as part of Aequusol Autumnus MMXX. The exhibition had no sound.
It is now clear that life, the matter we are made of, and the objects we use every day cannot be considered entities in their own right but rather as relationships between these things, the way they affect each other. Even their own tangibility and particular properties are nothing but the way they influence and act on other things. It is a perspective that quantum physics has adopted for many years, but also the basis of our biology, of our feelings.
When we perceive the world we establish a strictly localised perspective which in turn can generate a more extended and widespread resonance within and around us. ‘Nessun Legame con la Polvere’ is a web of mutual influences; encounters that come and go forever; sounds that intersect with others in unpredictable ways, fragments sedimented over time and resurfaced, personal happenings that unwittingly steered the rudder towards one course rather than another.
‘Nessun Legame con la Polvere’ is a meditation on lost friends, death and its counterpart, the extraordinary force of life. Although the title of this work seems to betray what I have stated so far, it is in its paradoxical, bizarre riddle that I learnt to really appreciate the value of things. I embraced a perspective that contemplates life's complexity in a broader sense, without looking for a purpose, an alleged answer to our existence, a meaning or God. Having no attachment to dust opens up to possibilities, it welcomes likelihoods.
I hope that this work can generate some light while listening, and create new relationships between you and the shadows of the world, their ripples and little openings, between the infinitely small and the unknowable vastity of the universe.
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このリリースのタイトル「Nessun Legame con la Polvere(埃に執着しない)」は、禅の物語と、私のプロジェクト「I Fiori Non Vedono Mai I Propri Semi(花は自分の種を見ない)」の10個の彫刻のうちの1つである小さな木箱から引用している。この作品は2020年、イタリアのポリナリアの森でAequusol Autumnus MMXXの一環として展示された。この展覧会には音がなかった。
生命、私たちが構成する物質、そして私たちが毎日使用する物体は、それ自体で実体として考えることはできず、むしろこれらの物事の間の関係、それらが互いに影響し合う方法として考えるべきであることは、今や明らかである。それ自体のもつれや特殊な性質でさえも、それらが他のものに影響を与え、作用する方法にほかならない。これは量子物理学が長年採用してきた視点であり、私たちの生物学や感情の基礎でもある。
世界を認識するとき、私たちは厳密に局所化された視点を確立する。『Nessun Legame con la Polvere』は、相互影響の網の目である。永遠に行ったり来たりする出会い、予測不可能な方法で他と交差する音、時間の経過とともに沈殿し、再浮上する断片、知らず知らずのうちに舵を別のコースではなく、あるコースに向けた個人的な出来事。
『Nessun Legame con la Polvere』は、失われた友人、死、そしてそれと対をなす生命の並外れた力についての瞑想である。この作品のタイトルは、私がこれまで述べてきたことを裏切っているようだが、私はその逆説的で奇妙な謎解きの中で、物事の価値を本当に理解することを学んだ。私は、目的、私たちの存在に対する答え、意味や神を求めることなく、より広い意味で人生の複雑さを熟考する視点を受け入れた。塵に執着しないことは、可能性を開き、可能性を歓迎する。
この作品が、耳を傾けながら何らかの光を生み出し、あなたと世界の影、その波紋や小さな隙間、限りなく小さなものと得体の知れない広大な宇宙との間に新たな関係を生み出すことを願っている。
Credits
Composed 2017—2023 in Japan and Italy.
Cover photo by Naoki Iida. Booklet photos by Fabio Perletta. Text editor: Lottie Sebes. Mastered by Lawrence English. Design by Traianos Pakioufakis.
Thank you to Lawrence English, Naoki Iida, Matteo Meloni, Luigi Turra, Vittorio Guindani, Rossano Polidoro, Lorenzo Balloni, Lottie Sebes, Davide Luciani, Sara D’Uva, Marta De Pascalis, Rossella Angelozzi, Genovino Ferri, Gaetano Carboni and Pollinaria.
To the great souls of Luigi Pagliarini (1963–2023) and Andrea Gabriele (1981–2015). Thank you for our friendship.
Interviews
Reviews
Borrowing its title (translated as ‘No Attachment To Dust’) from a Zen story, Fabio Perletta concocts an immersive sound world of earthy textures and resonant memories. Metallic scrapes morph into haunted echoes that keep watch for sharp timbres to emerge before dissolving into a slow-moving melancholic sea. Piano notes hang in the balance, ghosts in the air awaiting any sort of indication of whether they are coming or going. Perletta’s minimal arrangement searches the stillness for a place to reflect and remember. It’s poignant, as Perletta meditates on the forces of life as he finds moments of light and beauty in surprising places.
Brad E. Rose, Foxy Digitalis
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Nessun Legame con la Polvere est une ode aux ombres de l’existence, plongée dans une physique quantique poétique, où les objets deviennent autre au contact de molécules étrangères.
Fabio Perletta re/crée un environnement miroir, dénué de préjugés, hybridation de sources sonores cotoyant notre brève existence.
Une fine poussière semble recouvrir l’ensemble des morceaux, leur conférant une magie mystérieuse, formant un conglomérat d’atmosphères aux propriétés nouvelles.
Les objets du monde réel se muent en projections concentrées, haikus sonores chargés de métaphores contemplatives. Les frottements et les roulis dessinent les contours d’un espace continu, à l’infini dénudé. Captivant.
Roland Torres, Silence and Sound
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Assorbire i suoni e riproporli in sequenze che trascendono la razionalità è un’attitudine centrale nel fare artistico di Fabio Perletta, idea guida attorno cui si è sviluppato e affinato un approccio alla composizione sempre più peculiare e riconoscibile. Non stupisce pertanto vederlo esordire con la sua ultima opera per la prestigiosa Room40 di Lawrence English, traguardo che attesta quanta forza riesca a sprigionarsi da un processo creativo volutamente aperto, depurato dal superfluo e guidato dalla pratica dell’ascolto profondo. Prendendo a prestito il titolo di un racconto Zen – già utilizzato per nominare una piccola scultura senza suono facente parte dell’installazione “I Fiori Non Vedono Mai I Propri Semi”, da lui presentata a Pollinaria – il sound artist abruzzese propone un nuovo viaggio all’insegna del gesto minimo, delle relazioni che si instaurano tra risonanza e spazio, del silenzio quale elemento generatore di un microcosmo fatto di astrazione e matericità. Legni, metalli, suoni trovati e fraseggi strumentali sono fonti da cui estrapolare i tratti per dipingere un universo sensoriale votato alla riduzione, non intesa come semplificazione ma come mezzo per distillare l’essenziale. Gli ambienti sonori risultanti sono organici, hanno la consistenza dell’impressione e delineano una drammaturgia vibrante, che esalta la singola stilla attraverso la pausa e l’incastro, creando un substrato profondamente evocativo. Operando sul reale Perletta non restituisce una mera testimonianza del tangibile, ma trattenendo i suoi echi incanala l’ascolto verso una dimensione introspettiva che tenta di carpirne il mistero.
Peppe Trotta, The New Noise
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Nel lavoro di Perletta, che produce Guindani e pubblica il suo nuovo per l'etichetta di Lawrence English, c'è un processo-lavoro parzialmente differente, prosaicamente si direbbe più glitching ed elettroacustico, che sposta la dimensione estetica – nella duplicità del significato al livello di astrazione-raffinamento della memoria, con il riverbero dell'elaborazione del lutto, una meditazione sugli amici perduti, la morte e la sua controparte, la forza straordinaria della vita. Ispirato a e da un racconto Zen e una piccola scatola di legno che fa parte dell'installazione "I Fiori Non Vedono Mai i Propri Semi" è in profondo dialogo con "Materia Breve" e più, va a disegnar una triangolazione metafisica di cui potremmo essere l'altro vertice. Ad entrambi [7.8]
Dionisio Capuano, Blow Up #307 (December 2023)
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Esistono molteplci modalita per esprimere tesi che possono apparire di difficile apprendimeno o complicata elaborazione. A volte questi argomenti legati all'intimo umano, vengono trattati anche con l'uso di dinamiche sonore che si possono definire contemporanee, di non semplice accesso, come nel caso del lavoro di Perletta uscito per la Room 40. C'era chi alla polvere chiedeva e chi con la polvere non intende avere nessun legame perché vista come peso sotto il quale vive un pensiero capace di
prendere forma e sostanza solo se legato dall'immediatezza dell'esistere sequendo a tutti i costi un fine. Un ascolto che richiede impegno ma LIBERA.
Mirco Salvadori, Rockerilla #521 (January 2024)
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Se dico di non pensare all'elefante, tu pensi all'elefante, è normale. La negazione non esiste nell'incosciente, come scrisse Morgan in “Altrove”. Ecco che un album chiamato “Nessun legame con la polvere”, è pieno di polvere.
Fabio Perletta ci propone, su etichetta Room40, un viaggio sonoro vicino alla musica concreta, suddiviso in sei capitoli: “Senza titolo I”, “Senza titolo II” e così via. Scrivendo, cercavo di appuntarmi tutto ciò che accade, come per fare una radiocronaca. Ma dopo il terzo capitolo ho lasciato perdere, è inutile: è un tutt'uno, un flusso unico, di cui non serve distinguere le tappe.
Oggetti strofinati, grattati, fatti rotolare, cadere e riecheggiare, lunghi silenzi (specie nella parte V), e ogni tanto singole lunghe note di pianoforte e di chitarra acustica, ben presto abbandonate, ci costringono a dialogare con il vuoto. È un disco esistenziale, un'esposizione di fenomeni sonori che si presentano come domande senza risposte. Una contemplazione del mistero dell'esistenza.
Perché esistiamo? Perché la vita, l'universo, le forze cosmiche, gli stati della materia? Cosa ci connette? Siamo parte di un tutto. La realtà esiste anche senza di noi, però siamo gli unici ad averne coscienza. O no? A livello quantistico, ci sono delle particelle che cambiano, se lo scienziato le osserva, e restano invariate se non sono osservate. Cosa incomprensibile a livello normale. Significherebbe che anche il nostro sguardo, irradia qualcosa che collabora a definire l'oggetto osservato? E quell'irradiazione è qualcosa di concreto e misurabile, a qualche microscopico livello?
Si potrebbe andare avanti all'infinito, con queste riflessioni. Ognuno può trovarne di proprie, mentre si trova immerso nelle briciole sonore di “Nessun legame con la polvere”. Ci facevo caso, l'altra mattina, osservando l'asfalto, detto anche “manto stradale”. Una strada ben appianata sembra una cosa unica, e invece anche quella è fatta da piccoli elementi, un conglomerato bituminoso. Noi siamo fatti da elementi più liquidi (“It's only water”, cit.), ma il concetto è lo stesso. E allora, forse un legame con la polvere c'è... and so on.
Provate ad ascoltare anche voi questo lavoro di Fabio Perletta, con un bloc notes e una penna, e vedete cosa vi viene da scrivere!
Gilberto Ongaro, Music Map
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[...] Si fa apprezzare l'italiano Fabio Perletta con il lavoro Nessun legame con la polvere. Rumori di fondo e segmenti di suoni sintetici si uniscono con il piano, oscillando tra ambient e minimalismo per dare forme nuove all'inatteso. Per voi Senza titolo VI. I tutto è pubblicato dalla Room40 [...]
Gianluca Diana, Il Manifesto
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Un crepitio in lontananza ci attira, portandoci ad avvicinare l’orecchio alla fonte sonora. Curiosi, non possiamo più distogliere l’attenzione fino al termine di questa magistrale opera di Fabio Perletta.
Il primo brano è così materico da far vacillare le nostre certezze su ciò che ci circonda. Crepitii, trascinamenti, rumori di terra e sabbia, echi lontani: tutto questo dà vita a una composizione organica, dotata di una potente forza evocativa. Quella che ci offre è una visione misteriosa, fatta di ombre e flash provenienti da altri tempi e luoghi. Ho ascoltato questo breve brano in loop per circa mezz’ora e posso assicurare che l’effetto di straniamento è garantito. Qui, gli oggetti e gli elementi sembrano animarsi, come se l’intervento umano fosse marginale, mentre le cose prendono il sopravvento per mostrarci quanto limitata sia la nostra esperienza del visibile.
Il secondo brano si apre con poche note sparse di un pianoforte lontano, ma presto tornano i crepitii e i trascinamenti. La tridimensionalità del suono rende l’ascolto un’esperienza profondamente avvolgente: ci raggiungono echi lontani di melodie, mentre in primo piano emerge una fisicità che ci spalanca davanti un baratro. Da sempre ho pensato che la musica sia un ponte, un tramite, e questo brano ne è un esempio lampante. Non è affatto chiaro dove ci possa condurre questa architettura sonora primordiale, ma appare subito come un’apertura su qualcosa di invisibile che, grazie a queste vibrazioni, sembra prendere corpo. Potremmo definirla una danza delle ombre, dove queste ultime lottano per farsi vedere, e noi, intimoriti ma rapiti, non possiamo fare altro che osservarle.
In Senza Titolo III, le schegge sonore sembrano inscenare una danza mesmerica. Gli elementi inerti prendono vita e, con una cadenza irregolare, si sovrappongono e si rincorrono alla ricerca di un’armonia impossibile. Poi, all’improvviso, il silenzio. Segue una serie di movimenti sonori a ritroso, come se la danza iniziale avesse irrimediabilmente alterato un equilibrio. Ora corde, metalli e la materia stessa cercano una forma originaria, senza però riuscire a trovarla, lasciandoci incantati di fronte a questa ricerca della forma nella sua essenza.
Il quarto brano si apre con un rombo profondo che sembra emergere dalle più remote fessure della terra. Anche qui è l’invisibile a parlare, senza conoscere però la nostra lingua. In questo tentativo impossibile di comunicazione, si instaura un dialogo profondo tra noi e una lava sonora che ci travolge. Un pianoforte granuloso, eco di suoni lontani, ci avvolge dolcemente in questo liquido amniotico primordiale. Il brano riesce a essere oscuro e abbagliante allo stesso tempo: in Senza Titolo IV, tutto si mantiene in un equilibrio commovente, come una composizione che cammina su una lama affilatissima senza ferirsi. E ci lascia la sensazione che forse la musica non sia soltanto frutto del nostro ingegno, ma arrivi da altri tempi e spazi. A noi, spetta l’umiltà e la sensibilità di accompagnarla nel suo divenire, e in questo Fabio Perletta dimostra una grande maestria.
Gli ultimi due brani, i più lunghi del disco (circa dieci minuti ciascuno), sviluppano in modo estremamente complesso, ma al tempo stesso naturale, il discorso iniziato nelle prime composizioni. Silenzi densissimi e fasce sonore di consistenze e colori differenti si intrecciano, cercando e perdendo contemporaneamente una forma, una stabilità, una stasi che, nonostante la ricerca primordiale, non possono trovare.
Nessun Legame con la Polvere è un’opera misurata, impetuosa e drammatica, con lampi di profonda gioia. Ascoltando attentamente, si comprende che le composizioni dicono l’esatto opposto del titolo: siamo legati alla polvere da un vincolo eterno. Queste composizioni turbinanti urlano il nostro legame con il tutto, senza distinzioni o gerarchie. Noi siamo il tutto e il tutto è in noi; siamo la polvere da cui veniamo e verso cui ci dirigiamo.
Danilo Ligato, Sodapop
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